Pubblichiamo una breve cronaca a cura di Chiara Berno a nome di tutte le famiglie di S. Maria in Arce presenti alla celebrazione.
Eccoci rientrati a casa…un po’ tardi, il viaggio da Rocca Sant’Angelo è lungo e poi, se si aggiunge qualche coda qua e là, si fa ancora più lungo. Eppure non si sa come, non si sa perché, ma ogni volta che si ritorna dall’Arce neppure ai bimbi pesano le tante ore di macchina: l’allegria e la pace li accompagnano e la pazienza è dono prezioso per mamma e papà!
Ebbene sì, siamo tornati a casa dopo tre giorni trascorsi assieme alle famiglie per vivere la solennità di San Francesco, padre nostro e custode fedele dell’intera famiglia di Santa Maria in Arce.
Siamo arrivati venerdì per il canto dei Vespri e la celebrazione del santoTransito del Serafico Padre dalla terra al Patria beata. Per la prima volta, casualmente, erano presenti, con Lorenza, le sole famiglie più giovani: le temperature ancora non troppo basse ci hanno permesso di ritrovarci concedendo ai tanti bambini di sfruttare ancora gli spazi all’aperto… Eh sì, perché quando i bambini sono 13, in un convento gli spazi esterni sono preziosissimi! Eravamo cinque famiglie, due da Milano, una da Prato, una da Roma e una da Petrignano di Assisi. E’ stato bello condividere la gioia di questa Festa, riconoscendoci ancora una volta fratelli, ancor di più perché il nostro fratello Francesco ci aveva riuniti attorno a lui.
Alle 17.00 in Chiesa, fin da subito, la gioia è entrata nei nostri cuori nel vedere come i nostri figli, seppur piccoli, fossero coinvolti in prima persona in ciò che stavamo per vivere. E’ davvero fonte di grazia per noi genitori, per i nostri bambini, per la famiglia intera, poter vivere insieme nella Chiesa. Soprattutto per chi ha figli piccoli, è frequente l’esperienza di sentirsi a disagio se non si riesce a farli stare in silenzio durante le celebrazioni e non è comune nelle nostre Parrocchie sentirsi comunque accolti come famiglia…E’ ancora tanta la strada da fare per trovare strategie nuove per coinvolgere i più piccoli, perché anche per loro la domenica sia festa nella Chiesa! Ma anche a questo l’Arce ci educa e ci spinge a farci testimoni nei luoghi in cui viviamo di quel qualcosa di più che aiuta grandi e piccini ad avvicinarsi ogni giorno di più a Gesù.
E così all’inizio dei Vespri, Suor Elena ha chiamato Chiara Michele, Marta Roberta, Christian Emilio Marco, Francesco Lorenzo Marco, Letizia Cecilia, li ha fatti sedere nelle prime panche ed ha spiegato loro il motivo per cui eravamo lì e che cosa stessimo per celebrare; ha detto ai bambini di avere pazienza durante i Vespri, anche se per loro sarebbero stati lunghi, al termine avrebbero goduto di un qualcosa di davvero speciale.
E così è stato! Le sorelle, infatti, ci hanno fatto dono di un momento così intenso che ha toccato profondamente i nostri cuori. Hanno rappresentato il Transito, loro stesse impersonando Francesco, i suoi confratelli e donna Jacopa dei Sottesoli, la nobil donna romana che portò a Francesco morente i “mostaccioli”, un dolce che piaceva tanto al santo. Non è stata un’impeccabile messa in scena teatrale che inevitabilmente ci avrebbe lasciati come eravamo, è stata, al contrario, uno strumento nelle mani dello Spirito Santo affinché i nostri cuori fossero toccati laddove più ne avevano bisogno.
Le parole di Francesco, i suoi gesti, i suoi silenzi, la lentezza dei suoi movimenti, ci hanno fatto entrare in punta di piedi nel mistero della morte, di Sorella Morte. Durante i Vespri Suor Elena ci aveva ricordato come Francesco fosse morto mentre recitava il Salmo 141 ed avesse esalato l’ultimo respiro proprio con le parole degli ultimi versetti: “Strappa dal carcere la mia vita, perché io renda grazie al tuo nome: i giusti mi faranno corona quando mi concederai la tua grazia”.
E così anche durante la rappresentazione, ascoltare quel salmo con le cui parole noi stessi avevamo
pregato poco prima durante il Transito, ci ha fatti sentire uniti a Francesco, tanto piccolo e umile ma tanto grande nel suo amore per Dio.
“Sorella Morte, Sorella Morte che spalanchi le porte dell’eternità!” Non si può parlare, dunque, di morte ma solo di transito, un dolce passaggio, quello di Francesco, nelle braccia del Padre.
I bambini per primi, noi, adulti, dietro di loro siamo rimasti nel silenzio. Fino al suono della campana della cena, la preghiera è continuata nel silenzio e nella contemplazione di ciò che avevamo vissuto. E anche questo è stato un tempo di grazia, per poter serbare nel cuore quel seme che il Signore aveva voluto posare!
Il sabato mattina, aperto dal canto delle Lodi e dalla solenne celebrazione eucaristica, è stato vissuto dai bambini nel gioco. Si incontrano poco questi bimbi, eppure l’armonia tra loro è grande, quasi che davvero il Signore li voglia benedire e desideri benedire proprio il loro stare insieme!
Le donne si sono dedicate ai lavori di routine nella casa mentre agli uomini va dedicato un piccolo spazio. Lasciate le loro vesti di lavoratori cittadini, armati di motosega, si sono trasformati in taglialegna provetti all’Arcella, per raccogliere da Madre Natura qualche provvista di legna per l’inverno…Tronchi, tronchini, tronchetti per far felici i caminetti!
Nel pomeriggio il trenino delle macchine della Comunità ha raggiunto la Basilica di San Francesco per i Vespri solenni di chiusura della Festività.
E’ sempre festa lasciare il Convento per vivere insieme momenti forti proposti dalle Sorelle e Padre Augusto: ci si sente coccolati, pensati, amati.. , proprio come i bambini che saltellano gioiosi e incuriositi intorno a mamma e papà mentre si dirigono verso mete di cui loro conoscono poco ma che trepidanti desiderano scoprire!
Fu così due anni fa quando andammo ad Urbania ad incontrare le sorelle clarisse nel loro Monastero. Fu un viaggio un po’ lungo ma fu gioia grande quel momento, per grandi e piccoli, ricco di intimità e di calore e il cui ricordo è ancora vivo nel cuore!
Arrivati in San Francesco, dopo aver pregato presso la tomba, anche per quanti si erano affidati alle nostre preghiere, abbiamo avuto la grazia di trovare posto nella Basilica Inferiore proprio vicino all’altare, immediatamente dietro ai frati del Sacro Convento e quindi vicini al nostro P.A! Quanta pazienza hanno avuto le Sorelle durante i Vespri: bimbi in braccio, bimbi attaccati agli abiti, ad accarezzarle, stringere le loro mani, baciarle, stuzzicarle, a volte ubriacarle di parole… Povere sorelle! Ma che cosa ci possiamo fare se da voi sprizza amore da tutti i pori? Che possiamo farci se appena arriviamo all’Arce i nostri figli ci abbandonano perché preferiscono stare con voi? Come dirvi il nostro grazie per tutto l’amore che riuscite a donare ai nostri bambini! E ancor più grande è la nostra gioia perché comprendiamo che questo amore non è vostro ma è l’Amore stesso di Dio che per grazia arriva a questi piccoli! Siete maestre per noi, maestre anche nell’amare i nostri figli: è al Signore che ci dobbiamo affidare ogni giorno di più, il resto lo farà Lui!
Al termine dei Vespri in processione siamo giunti nella Basilica superiore e sul sagrato abbiamo ricevuto la benedizione solenne sull’Italia intera, con la lettera autografa che Francesco scrisse a Frate Leone in un momento difficile della sua vita, e poi abbiamo ascoltato l’armonioso Cantico delle Creature mentre ci venivano distribuiti ramoscelli di olivo in segno di pace. Eravamo in cinque famiglie, ma in quel momento, come in tanti altri durante questi giorni, nei nostri cuori si sono fatte presenti tutte le famiglie della Comunità e su tutte abbiamo invocato la benedizione di Dio per intercessione di Francesco. Perché a noi, ci ha ricordato il Vescovo Mons. Carraro durante l’omelia, Francesco si rivolge ogniqualvolta parla ai suoi fratelli. Francesco ha la certezza che la sua famiglia resterà nel mondo fino alla fine dei tempi e per questo sente di rivolgersi anche a coloro che dopo la sua morte ne faranno parte. Tra questi ci siamo anche noi, famiglie di Santa Maria in Arce, pensate e desiderate da sempre dal Padre, chiamate a seguire Francesco, nelle vie del mondo, con il nostro Carisma.
Il sabato sera ci svela ancora un’ultima sorpresa: la proiezione del film Chiara e Francesco. Il refettorio si trasforma in un cinema: bimbi in prima fila, Sorelle e genitori nelle retrovie per gustare ancora per un poco la ricchezza di questi due santi.
La cappellina, infine, sempre aperta nella notte, accoglie chi, quando tutto in tarda serata tacerà, sente il desiderio di un dialogo intimo e personale con Gesù!
Dopo la Messa, domenica si parte. Si parte nella gioia perché la propria casa non si lascia mai se non per ritornarvi…Quando il Signore vorrà!
E questa volta si parte stringendo le mani di due fratelli , Francesco e Chiara, una nuova “famiglia” che si aggrega a noi nel cammino: a detta di qualcuno, molto esigenti….
Il Signore ci aiuti a seguirli, lasciando quei pesi che ci impediscono di farlo speditamente e con cuore libero!
Dalla vita prima di Tommaso da Celano (FF 477.792)
La fragilità della condizione umana, che aveva in comune con noi, non lo trattenne nell’osservanza dei precetti comuni; ma, trascinato da un amore intenso, volle camminare la via della perfezione e raggiunse la vetta della più sublime santità e contemplò il termine di tutta la perfezione.
Perciò ogni persona, di qualsiasi condizione, sesso ed età, può trovare in lui limpide direttive di sana dottrina e splendidi esempi di opere virtuose. Chi vuole, dunque, metter mano a cose grandi e conquistare i doni più alti della via della perfezione, guardi nello specchio della sua vita e imparerà ogni perfezione. Chi invece preferisse un cammino meno arduo e esercizi più modesti, temendo di non farcela a scalare la cima del monte, guardi ancora a lui: vi troverà gli insegnamenti adatti anche a questo grado di vita spirituale. Chi infine va alla ricerca di rivelazioni prodigiose e di miracoli, badi alla santità di Francesco e sarà accontentato.
Grazie Chiara.
Condivido le tue emozioni.
E’ stata effettivamente commovente la celebrazione del transito di S. Francesco, che tu hai descritta, trascorsa in comunità.
Proprio in quella occasione, grande è stata la gioia nel sentire le parole di benedizione alla città di Assisi che il Santo, impersonato da una sorella della comunità, ha proclamato:
“Benedetta sia tu da Dio, città santa, imperò che per te molte anime si salveranno e in te mmolti servi di Dio abiteranno e di te molti saranno eletti al reame di vita eterna” F.F. 1944.
Ed anche questa frase che il Santo ha pronunciato ai soi fratelli:”State saldi, o figlioli tutti, nel timore del Signore e perseverate sempre inesso! E poichè sta per venire la tribolazione, beati coloro che persevereranno nel cammino iniziato! Quanto a me, mi affretto verso Dio e vi affido tutti alla Sua grazia!” F.F. 1241
Nel cuore del Santo c’eravamo, e ci siamo, tutti noi.
Carissimi Chiara e Maurizio, grazie! leggere stasera il resoconto di Chiara ed il commento di Maurizio mi ha catapultato all’Arce! La gioia provata nel cuore in quei giorni, fa nascere spontaneamente una preghiera di lode e di ringraziamento a Dio! Grazie Signore per fratello Francesco, maestro di santità ed umiltà, Grazie Signore per l’infinito disegno d’amore che hai suoi tuoi figli, per come ci guidi, ci accompagni, ci sostieni; grazie per la Comunità dell’Arce e per le famiglie dell’Arce perché concedi a noi tutti grandi benedizioni spirituali! Domenica mattina ho voluto ringraziare Suor Elena perché con amore di madre ha accolto me e Giorgio il giorno in cui abbiamo chiesto il Tau!Eravamo pieni di paure, titubanti, non ci sentivamo degni…al contrario i doni del Signore in questo mese e mezzo sono stati tanti!e siamo tornati all’Arce proprio con lo stesso spirito che diceva Chiara: consapevoli di tornare a casa, in famiglia nella pace e nella grazia di Dio. Carissime famiglie dell’Arce in spirito ed unità eravate con noi davanti all’altare venerdì al transito, eravate con i nostri bimbi che proclamano il salmo 141; benedetti con noi Sabato dal Vescovo di Verona con la lettera autografa di Francesco; con noi alla celebrazione della S. Messa di Domenica mattina!
Un abbraccio e buona notte
Cristina
Leggendo l’introduzione del libro “Nostro Fratello di Assisi – Storia di una esperienza di Dio” – che qualche hanno fa ho chiesto in prestito alla Comunità ed ancora non ho restituito -, ho preso spunto per raccogliere una riflessione di Padre Augusto annunciata ai presenti all’eucarestia nel giorno della festività di San Francesco.
<> – leggo dal libro – <>
È proprio vero che la santità di Francesco ha rinnovato la Chiesa di Dio, tanto che la sua notorietà è giunta fino ai confini della terra, ove è arrivato il vangelo.
Ma quante interpretazioni “soggettive e deformanti” sul santo oggi vengono proclamate dalla nostra società!
I poteri mondani, quasi per attirare dalla propria parte il personaggio famoso, hanno manipolato la figura del poverello d’Assisi legandola all’ideologia professata: abbiamo così un Francesco “ecologista”, uno “animalista”, ecc. ecc.
Ma qual è il suo vero volto?
In realtà, Francesco era un uomo profondamente trasformato dall’incontro con Dio. Quando allora si scinde la figura della creatura dal suo Creatore si deforma il vero volto del santo.
Il nostro, pertanto, è un invito a ripercorre quel cammino “segreto” del nostro fratello di Assisi.
La parte sottostante non è stata riportata
(Vedi sopra – leggo dal libro – )
“”Come avvicinarci al “segreto” di San Francesco d’Assisi?Potremmo mai raggiungere quella sua vita profonda, dalla quale sgorga un modello di esistenza e l’impulso ad un movimento spirituale sempre vigoroso?””
Care famiglie “giovani”, ci siamo commossi a leggere le vostre testimonianze, i vostri commenti sull’esperienza che avete vissuto con e nella comunità dell’Arce. Ci siamo ricordati delle nostre passate esperienze vissute con uguale gioia e pace.
Restiamo uniti nella preghiera e nell’ascolto di ciò che Francesco ci dice.